L’11 settembre 2009 Stefano Terranova, 31 anni, chiamato “Terra” dagli amici, muore in un tragico incidente mentre attraversa con un’amica i binari nella Stazione di Lugano Paradiso.
Scosso dalla notizia della perdita dell’amico, il regista Kevin Merz decide di ripercorrere gli anni passati insieme a "Terra" e altri amici, attraverso i materiali video realizzati in quegli anni. Un racconto intimo sulla gioventù a Lugano tra eccessi, leggerezze, paure e voglia di evasione.
Il documentario “Terra” di Kevin Merz è il diario visivo di un’amicizia, una testimonianza sugli effetti di dieci anni di dipendenza da droghe nella vita di un giovane adulto.
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FULL MOVIE
BIOGRAFIA
La sera dell’11 settembre 2009, durante una violenta tempesta, Stefano Terranova e una sua amica attraversano i binari della stazione di Paradiso e vengono travolti da una locomotiva di passaggio; muoiono sul colpo.
Stefano Terranova, conosciuto da tutti come Terra, artista trentunenne noto per la sua forte personalità, è cresciuto nel Luganese ascoltando la musica dei Nirvana e dei Sonic Youth, frequentando un gruppo di skater. Così fu naturale per lui venire in contatto con il graffitismo urbano.
Il suo interesse per l’arte emerse già durante le scuole medie e lo portò a compiere studi specifici. Terra percepiva il peso che i media hanno nella nostra società e traeva riferimenti da giornali, pubblicità e riviste. Tali stimoli li assemblava creativamente con forme di espressione diretta come i collage che realizzava, avvicinando lettering commerciali a immagini dure, forse anche ispirato da copertine di dischi punk o del sonic rock.
Ma Terra trovò il suo stile personale grazie anche al contatto con forme più classiche d’espressione, come il disegno e la pittura.
Nelle sue opere impiegava ogni materiale, anche i più economici, come cartoni e tavole di legno. Man mano scelse volontariamente di usare supporti rigidi invece delle tele. Il suo stile personale era vicino all’espressionismo astratto e alla pittura informale, che includeva normalmente elementi di circolarità con rimandi concettuali all’opera del grande Francis Bacon, che era uno dei suoi punti di riferimento, assieme a Basquiat e Andy Warhol.
Ma Terra era più ispirato dalla letteratura che dall’opera di altri artisti visivi. Si sentiva molto vicino a scrittori e poeti come Ginsberg, Kerouac, Castaneda; era anche attratto da Hermann Hesse e dalla cultura buddista, ma in particolare dalla letteratura esistenzialista come Cioran, Nietsche e Dostoevskij. Per questo non sorprende che probabilmente la sua ultima opera sia un “libbro” di taglio autobiografico - “vorrei cambiare nei dizionari la voce libro in libbro, suona più serio, più pesante...”.
Questa è una delle frasi prese dal suo manoscritto inedito, scritto mentre trascorreva “un anno di vacanze” al carcere La Stampa di Lugano e trovato nella sua casa dopo la morte. Questo catalogo comprende degli estratti di tale manoscritto: chi meglio di Terra può darci uno sguardo su chi fosse?
Come accadde a tanti suoi maestri, anche Terra, fin dall’infanzia, è stato accompagnato da un’angoscia esistenziale, un male di vivere mai risolto.
Terra ha vissuto in costante conflitto con l’autorità e in difficoltà nel trovare un compromesso tra “moralità pubblica” e libertà individuale. Queste tensioni sfociavano, come spesso accade in adolescenza, in continui contrasti con i genitori, culminati con l’espulsione da casa a giovane età e in problemi con lo Stato e la legge.
“Il bene ed il male non sono che un'errata interpretazione...”.
Terra si sentiva imprigionato dalla società e dalle regole sociali in cui era immerso. Anche le persone che lo circondavano spesso le vedeva prigioniere della propria vita e dei propri pensieri. Questo in lui ha sempre provocato dei sentimenti di rabbia anche verso le persone più vicine.
Come lui, i personaggi nei suoi quadri sono spesso rinchiusi in spazi ben definiti, come in una gabbia o scatola, lasciati soli con il loro tormento interiore, denudati fino alla struttura ossea al punto di rischiare di scomparire. Non di rado il quadro stesso è la barriera, il mondo da cui è impossibile fuggire.
La sua pittura rispecchia il tormento tra l’uomo e lo spirito, la ricerca di se stesso, i rapporti umani. Terra riversava i suoi fantasmi sulle superfici dipinte, specchi di un’esistenza fragile e disperata. Le sue immagini fluiscono dal suo subconscio, crea quadri in poco tempo. Si tratta di opere prive di titolo; come scrisse col suo stile aspro e libero, personale e istintivo: “Siamo capaci di nominare tutto anche con le migliori intenzioni risucchiamo la vita con uno sguardo rendendo sterile la terra”. Nonostante provasse intense sensazioni d’inadeguatezza e dubbi sulla qualità della propria opera – esposta solo due volte e poco nota anche nel mondo locale dell’arte – il desiderio di esprimersi riusciva ad emergere.
Nella sua pittura emergono graffi che giungono a toccare il fondo della tela, come per cercare l’essenza delle cose, la loro anima, spezzare la superficie ed andare in profondità.
Le superfici delle tavole riportano linee sottili e contorte, fini e fragili come la vita, ma rosse all’interno, come il sangue, la vita e la passione. Esse rimandano alle complesse relazioni tra uomo e donna, al contrasto tra amore ed imminente solitudine.
Le figure sembrano rinchiuse in celle, ma spesso lo sfondo delle opere dà una sensazione di profondità. Esistono universi, mondi da scoprire, ma l’uomo si crea la propria cella da cui non riesce ad uscire.
Nei suoi quadri si riconoscono tormenti e paure ma s’intravede anche una possibile via d’uscita, una risoluzione: non sempre le linee delimitano e rinchiudono lo spazio, spesso sono un passaggio, una possibile uscita o la possibilità di un’ascesa spirituale.
Terra ha sofferto di una forte tossicodipendenza, non ha mai smesso: diceva che l’eroina era la medicina che lo faceva sopravvivere in questa società malsana, ma sicuramente era anche una fuga per sfuggire a un confronto diretto.
Considerava la sua arte in modo fortemente dubbioso: si chiedeva non solo se potesse interessare ma anche se avesse il diritto di creare ed esprimersi e ciò originò lunghe pause produttive; diverse opere furono disperse e tante usate come base per nuovi lavori.
Terranova operava in modo sotterraneo, poco noto al mondo dell’arte, era infatti assai schivo, ma i suoi problemi esistenziali emergevano nello stile di vita assai peculiare, estremo.
Le poche persone che ebbero occasione di vedere le tavole, i fogli ed i rotoli dipinti percepivano immediatamente la sua personalità di artista non facile. Un talento che operava nella penombra, un artista maudit che metteva in pratica una forte inclinazione romantica, decadente, un secolo dopo i creatori che amava.
Nella sua vita Terra deve aver realizzato un paio di centinaia di dipinti e tanti disegni.
Nell’assemblare quest’esposizione abbiamo trovato circa ottanta tavole o tele, oltre ai disegni ed ai collages. La nostra selezione ha mirato a rappresentare la sua vita e la sua opera interamente, senza lasciarla rinchiusa negli armadi e tentando sinceramente di ricordare un amico e la sua infinita sensibilità.
Kevin Merz, Riccardo Lisi